Transizione 5.0: imperdibile piano di innovazione

Il Piano Transizione 5.0 rappresenta un’opportunità imperdibile per le imprese italiane che possono beneficiare di agevolazioni significative per investimenti in digitalizzazione ed efficienza energetica. Questo articolo offre una panoramica dettagliata del piano, rendendo le informazioni accessibili e appetibili per i clienti e potenziali clienti di una ditta specializzata nella vendita di strumenti digitali e IoT. Scoprite come la vostra azienda può trarre vantaggio da queste agevolazioni e quali sono i passaggi chiave per accedere ai benefici del Piano Transizione 5.0.

Benvenuti nell’era della Transizione 5.0!

Benvenuti nell’era della Transizione 5.0, un piano strategico che mira a rivoluzionare il tessuto industriale italiano attraverso la digitalizzazione e l’efficienza energetica. Questo programma offre alle aziende l’opportunità di investire in tecnologie avanzate, migliorando le loro performance energetiche e digitali. Se la tua azienda si occupa di strumenti digitali e IoT, questo articolo ti guiderà su come sfruttare al meglio le agevolazioni previste dal Piano Transizione 5.0.

Le risorse e le tempistiche

Il Piano Transizione 5.0, finanziato con risorse del PNRR e altri fondi già stanziati, permette investimenti agevolabili fino a 50 milioni di euro. Le imprese devono iniziare e concludere i loro progetti tra il 1 gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025.

  • Chi sono i beneficiari? Le agevolazioni sono destinate a tutte le imprese residenti in Italia, escluse quelle in stato di liquidazione, fallimento o soggette a sanzioni. Questo significa che qualsiasi azienda, indipendentemente dalla sua dimensione o settore, può beneficiare del piano.

  • Le attività finanziabili Il Piano Transizione 5.0 copre una vasta gamma di attività:

1. Investimenti in beni strumentali e software 4.0 per progetti di efficientamento energetico.
2. Sistemi di autoproduzione e autoconsumo da fonti rinnovabili, esclusa la biomassa.
3. Formazione del personale sulle competenze necessarie per la transizione 5.0.

  • Risparmi energetici e aliquote Gli investimenti vengono categorizzati in fasce basate sui risparmi energetici ottenuti, con aliquote che variano dal 5% al 45% in base all’entità dell’investimento e ai risparmi energetici conseguiti.

  • Scenario controfattuale Per le nuove imprese, senza dati storici, viene utilizzato uno scenario controfattuale basato su beni alternativi disponibili sul mercato negli ultimi cinque anni, per calcolare il risparmio energetico.

  • Calcolo del risparmio Il risparmio energetico si calcola confrontando i consumi energetici pre e post-investimento, con stime basate su dati tracciabili se non sono disponibili dati reali.

  • Tempistiche di progetto Il progetto deve passare attraverso tre fasi di comunicazione: preventiva, avanzamento, e completamento, con specifiche scadenze e requisiti documentali.

  • Impianti fotovoltaici Gli investimenti in impianti fotovoltaici devono rispettare specifici vincoli tecnici ed economici, con possibilità di maggiorazioni del credito per impianti particolarmente efficienti.

  • Formazione I progetti formativi devono includere moduli su energie rinnovabili, integrazione digitale e altre competenze rilevanti, con spese ammissibili per formatori, costi operativi e di consulenza.

Requisito DNSH: Gli investimenti devono rispettare il principio “Do No Significant Harm” per l’ambiente, escludendo attività connesse ai combustibili fossili, discariche, inceneritori e altre attività inquinanti.

Cosa significa? Il principio del “non arrecare un danno significativo” all’ambiente (anche noto come principio DNSH, cioè “Do No Significant Harm“) nasce per coniugare crescita economica e tutela dell’ecosistema, garantendo che gli investimenti siano realizzati senza pregiudicare le risorse ambientali.

  • Certificazioni Il progetto richiede certificazioni “ex ante” e “ex post” da valutatori indipendenti e certificazioni dei costi da revisori legali.

  • Procedura di accesso Le imprese devono seguire una procedura telematica articolata in tre fasi per accedere al credito d’imposta.

  • Fruizione del beneficio Il credito d’imposta è fruibile entro il 31 dicembre 2025, non trasferibile e cumulabile con altre agevolazioni senza superare il costo sostenuto.

  • Obblighi del beneficiario Per cinque anni dopo il completamento, i beneficiari non possono cedere i beni agevolati o destinarli a usi estranei all’impresa.

    Road Map per il Piano Transizione 5.0

    1. Risorse e tempistiche: Investimenti agevolabili fino a 50 milioni di euro, progetti dal 1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2025.
    2. Beneficiari: Tutte le imprese residenti in Italia, esclusi alcuni casi specifici.
    3. Attività finanziabili: Beni strumentali, software 4.0, sistemi di autoproduzione e autoconsumo da fonti rinnovabili, formazione.
    4. Risparmi energetici e aliquote: Aliquote variabili dal 5% al 45% in base ai risparmi energetici.
    5. Scenario controfattuale: Basato su beni alternativi per nuove imprese.
    6. Calcolo del risparmio: Confronto tra consumi energetici pre e post-investimento.
    7. Tempistiche di progetto: Tre fasi di comunicazione: preventiva, avanzamento, completamento.
    8. Impianti fotovoltaici: Vincoli tecnici ed economici specifici.
    9. Formazione: Moduli su energie rinnovabili, integrazione digitale e altre competenze.
    10. Requisito DNSH: Rispetto del principio “Do No Significant Harm“.
    11. Certificazioni: “Ex ante” e “ex post” da valutatori indipendenti.
    12. Procedura di accesso: Tre fasi per accedere al credito d’imposta.
    13. Fruizione del beneficio: Credito d’imposta utilizzabile entro il 31 dicembre 2025.
    14. Obblighi del beneficiario: Cinque anni di vincoli sull’uso dei beni agevolati.

Il Piano Transizione 5.0 rappresenta un’opportunità davvero imperdibile per le imprese italiane. Continua a seguire il blog di Tamarri per essere sempre aggiornato.

Iper-ammortamento. Guida automatica e semiautomatica

guida automatica

 

Iper-ammortamento. In questo articolo vogliamo fare il punto della situazione circa il requisito della guida automatica e semiautomatica secondo quanto previsto dal piano «Transazione 4.0».

Iper-ammortamento. Da Piano “Industria 4.0”, la normativa agevolativa dell’iper-ammortamento

In questo articolo vogliamo parlarvi del requisito della guida automatica e semiautomatica in base a quanto previsto dal Piano “Transazione 4.0”.

Attraverso le parole dell’Ing. Matteo Iubatti,  il punto della situazione per fare maggior chiarezza sull’argomento.

Iper-ammortamento nell’ambito della guida automatica e semiautomatica: Ing. Matteo Iubatti

Di seguito riportiamo le parole dell’Ing. Matteo Iubatti che ci aiutano a chiarire ulteriormente la questione relativa alla guida automatica e semi-automatica

“La normativa agevolativa dell’iper-ammortamento (oggi credito d’imposta beni strumentali 4.0) è stata introdotta da Piano “Industria 4.0” con Legge 11 dicembre 2016, n. 232, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 297 del 21 dicembre 2016 – Suppl. Ordinario n. 57, così come modificata dall’articolo 7-novies del decreto legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18 e i relativi allegati A e B e la Circolare N.4/E del 30/03/2017 – Industria 4.0 – Articolo 1, commi da 8 a 13, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 – Proroga, con modificazioni, della disciplina del c.d. “super ammortamento” e introduzione del c.d. “iper ammortamento”.

Tale normativa prevede, tra i beni agevolabili, le “macchine mobili” ai sensi della Direttiva 46/2007/CE, definite come ogni veicolo semovente specificamente progettato e fabbricato per eseguire lavori e, per le sue caratteristiche costruttive, non idoneo al trasporto di passeggeri o di merci; le macchine montate su un telaio di veicolo a motore non sono considerate macchine mobili.

Nella Circolare N.4/E del 30/03/2017 – Industria 4.0 – Articolo 1, commi da 8 a 13, della legge 11 dicembre 2016, n. 232- Proroga, con modificazioni, della disciplina del c.d. “super ammortamento” e introduzione del c.d. “iper ammortamento”, vengono dettagliate le specifiche tecniche che tali macchine mobili devono soddisfare, ai fini della loro riconducibilità alla disciplina agevolativa, e si riporta che nel caso di macchine motrici od operatrici, che operano in ambiente esterno (tipicamente macchine utilizzate in agricoltura e nelle costruzioni), si deve intendere la caratteristica di interconnessione ed integrazione automatizzata assolta se le stesse siano a guida automatica (senza operatore a bordo) o semi- automatica (o assistita con operatore che controlla in remoto) e in grado di ricevere dati relativi al compito da svolgere da un sistema centrale remoto (legate alla pianificazione, alla schedulazione o al controllo avanzamento della produzione, senza necessariamente avere caratteristiche di attuazione o avvio della macchina) situato nell’ambiente di fabbrica.

Quanto sopra mostra chiaramente quindi che il requisito di guida automatica o semi-automatica “non costituisce un autonomo e ulteriore requisito rispetto a quelli richiesti dalla disciplina agevolativa, bensì una caratteristica tecnologica o, in altri termini, una modalità attraverso la quale per le “macchine mobili” in questione si considerano realizzati i requisiti della interconnessione e dell’integrazione automatizzata” (chiarito dalla Circolare 23 Maggio 2018, n. 177355).

Sempre dalla stessa Circolare 23 Maggio 2018, n. 177355 viene specificato che “possono intendersi “macchine mobili” a guida semiautomatica quelle dotate di sistemi di guida in grado di controllare almeno una funzione di spostamento: ad esempio, sterzata, velocità, arresto.” Per le macchine mobili quindi, così come per tutte le altre macchine agevolabili, il modo principale per soddisfare i requisiti di interconnessione ed integrazione automatizzata con il sistema fabbrica sono quelli volti allo scambio bidirezionale di dati con il sistema informativo dell’utilizzatore, volto a generare valore all’interno del processo di lavoro.

Non è necessario il soddisfacimento di nessun requisito ulteriore di guida automatica o semiautomatica. La guida automatica o semiautomatica, infatti, non costituisce un autonomo e ulteriore requisito rispetto a quelli richiesti dalla disciplina agevolativa, bensì una caratteristica tecnologica o, in altri termini, una modalità attraverso la quale per le “macchine mobili” in questione si considerano realizzati i requisiti della interconnessione e dell’integrazione automatizzata, ma solo se operanti in ambiente outdoor.”

Tamarri S.r.l. è sempre attenta alle novità normative. Continua a seguirci per conoscere il parere degli esperti. 😉

Le piattaforme aeree: metodologie conformi al modello Industria 4.0

Le piattaforme aeree: per svolgere facilmente e in sicurezza attività in quota secondo metodologie conformi al modello «Industria 4.0».

Le piattaforme aeree: attrezzature fondamentali in ambito industriale

Le Piattaforme aeree, definite anche dalla norma “Piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE)”,  sono macchine fondamentali in ambito industriale. Si tratta di attrezzature che permettono di elevare una piattaforma di lavoro, o un cestello, dove sono allocati gli operatori. Lo scopo è quello di favorire attività in quota o in punti di difficile fruizione per attrezzature tradizionali, come ponteggi o trabattelli.

Le Piattaforme di lavoro mobile elevabili hanno la funzione di sollevare carichi di peso elevato a diverse altezze. Grazie a macchine sempre più evolute nel tempo, quella che qualche anno fa poteva essere un’impresa impossibile, ora non solo è  realizzabile, ma anche e soprattutto in sicurezza.

Ci sono alcuni  fattori fondamentali da considerare quando si sceglie una piattaforma elevabile. Rimanendo sui marchi più autorevoli, è giusto precisare che non esiste una macchina migliore in assoluto, ma quella più adatta alle necessità della tua azienda. Naturalmente esiste una grande varietà di modelli e soluzioni specifiche ed adattabili alle differenti funzioni di utilizzo.

Ma, tenuto conto della funzione specifica di cui si necessita, quali sono le caratteristiche che dobbiamo tenere presente al  momento della scelta della piattaforma elevabile?

Le piattaforme aeree: le tipologie più comuni

Tra le piattaforme aeree più comuni e più utilizzate, disponibili in commercio, troviamo:

  • Piattaforme verticali
    Sono piattaforme che si muovono solo in verticale. Vengono, per lo più utilizzate per sollevare persone o piccoli carichi, come per esempio le piattaforme a pantografo. Questa tipologia di piattaforma può essere azionata con comandi dall’alto e dal basso.
  • Piattaforme semoventi a braccio
    Queste piattaforme semoventi sono provviste di ruote e di un braccio telescopico in grado di muoversi in più direzioni. Funzionano a elettricità o a diesel, sono adatte per il sollevamento di persone e piccoli carichi e sono in grado di raggiungere altezze fino ai 50 m.
  • Piattaforme autocarrate
    Si tratta di veri e propri veicoli in cui sono presenti, sulla parte posteriore, uno o più bracci idraulici ed estendibili. Sono veicoli indipendenti, quindi possono circolare su strada e spostarsi per raggiungere luoghi di lavoro in modo molto agevole.
  • Piattaforme aeree cingolate “Ragno”
    Si tratta di piattaforme denominate “Ragno” per la loro forma dotata di lunghi stabilizzatori collegati al corpo macchina. Sono adatte al sollevamento aereo di persone e, in virtù della loro struttura decisamente contenuta, hanno la possibilità di entrare in luoghi difficilmente accessibili. Inoltre, attraverso i cingoli, sono in grado di muoversi agevolmente su terreni irregolari.

Le piattaforme aeree: modalità di utilizzo conformi a quanto previsto dal modello «Industria 4.0»

Le PLE possono essere classificate all’interno della categoria come “macchine, anche motrici e operatrici, strumenti e dispositivi per il carico e lo scarico, la movimentazione, la pesatura e la cernita automatica dei pezzi, dispositivi di sollevamento e manipolazione automatizzati, AGV e sistemi di convogliamento e movimentazione flessibili, e/o dotati di riconoscimento dei pezzi (ad esempio RFID, visori e sistemi di visione e meccatronici) citata nell’Allegato A della legge 1 1 dicembre 2016, n. 232.”

Ma con quale modalità le PLE possono essere utilizzate in conformità al modello “Industria 4.0”? Procederemo con esempi concreti.

Il caso della società di noleggio. Esempio 1

Prendiamo, come primo esempio, il caso di una società di noleggio che possieda una flotta di piattaforme aeree mobili noleggiate a clienti per utilizzarle in cantieri definiti. Il valore aggiunto è dato dal fatto che come ci chiarisce anche ARCHITA ENGINEERING S.R.L. :“[…] ogni gru è interconnessa ad un sistema di gestione della flotta. La macchina è dotata di un sistema che ne definisce le modalità di utilizzo, ad esempio limitandone l’utilizzo in determinate aree e al di fuori dei periodi concordati nel contratto di noleggio. Ogni macchina fornisce i dati di ritorno relativi allo stato presente (se in funzione, in quale area), alle condizioni di utilizzo, al monitoraggio di dati sui principali componenti soggetti a usura e guasti.”

Come viene adempiuto il soddisfacimento del requisito di interconnessione/integrazione nel caso dell’esempio 1

Il sistema descritto sopra soddisfa il requisito di interconnessione perché, come afferma sempre ARCHITA ENGINEERING S.R.L. : “[…] la società di noleggio può determinare l’utilizzo della piattaforma, e ciò avviene senza riprogrammare ogni volta fisicamente la macchina ma utilizzando una gestione remota attraverso il sistema di gestione”. 

Ancora ARCHITA ENGINEERING S.R.L., afferma che:  “[…] il sistema soddisfa il requisito di integrazione automatizzata perché attraverso il sistema di gestione la società di noleggio ha costantemente sotto controllo il reale utilizzo dei propri mezzi. Infine, il sistema di gestione permette il monitoraggio continuo e la diagnosi remota dei mezzi, in conformità a quanto richiesto da due dei tre requisiti aggiuntivi. La diagnostica da remoto permette anche alla società di programmare interventi di manutenzione, individuando in anticipo potenziali malfunzionamenti e quindi rendendo più efficiente la gestione di tecnici e magazzino ricambi”. 

La guida automatica o semiautomatica non rappresenta un ulteriore, autonomo requisito rispetto a quelli richiesti dalla disciplina agevolativa. Si tratta, infatti, di una caratteristica tecnologica, cioè di una modalità “attraverso la quale per le “macchine mobili” in questione si considerano realizzati i requisiti della interconnessione e dell’integrazione automatizzata.

La caratteristica di Integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica o con la rete di fornitura e/o con altre macchine del ciclo produttivo può essere realizzata con diverse modalità, in funzione delle caratteristiche tecnologiche della PLE e del sistema di fabbrica/cantiere/impresa all’interno del quale la PLE è inserita.

Si può realizzare una integrazione di tipo informativo con il sistema logistico della fabbrica nel caso in cui sussista la tracciabilità delle attività effettuate mediante appositi sistemi di tracciamento automatizzati (p.e. georeferenziazione, codici a barre, tag RFID, ecc.) che permettano al sistema di gestione di registrare il completamento della commessa affidata.

Nel caso in cui la PLE sia di proprietà di una società che ha come oggetto sociale il noleggio della stessa, un sistema di gestione della flotta che rilevi i dati di utilizzo della stessa può essere ritenuto adeguato a soddisfare il requisito di integrazione automatizzata con il sistema logistico.”

Ognuno di questi requisiti viene pienamente soddisfatto da sistemi in cloud come la piattaforma SMARTPASS EVO 4.0 Cloud System.

Il caso della piattaforma mobile, mezzo di proprietà. Esempio 2

Poniamo, ora, il caso di una piattaforma mobile, unico mezzo di proprietà di una società che la utilizza per la gestione di attività relative al proprio processo produttivo. “La macchina è dotata di un sistema che ne può limitare l’utilizzo solo a soggetti autorizzati e in determinate aree. La macchina fornisce inoltre dati di ritorno relativi allo stato presente (se in funzione, in che area), alle condizioni di utilizzo, al monitoraggio di dati sui principali componenti soggetti a usura e guasti”.

Come viene adempiuto il soddisfacimento del requisito di interconnessione/integrazione nel caso dell’esempio 2

Anche in questo secondo esempio la piattaforma soddisfa potenzialmente tutti i requisiti, proprio come nell’esempio n.1. , tuttavia, ci chiarisce ancora  ARCHITA ENGINEERING: “l’azienda acquirente avrà la responsabilità di dimostrare l’effettivo utilizzo delle funzioni di interconnessione e integrazione automatizzata. Come ricordato nella premessa di questa Guida, per l’accesso alle agevolazioni fiscali è necessario che la macchina sia effettivamente utilizzata secondo il paradigma 4.0, non solo al momento della prima interconnessione, ma per tutto il periodo in cui l’agevolazione viene applicata“.

Piattaforme di lavoro aeree e sicurezza

Sempre, ma quando si tratta di piattaforme di lavoro aeree (PLE) ancora di più, la sicurezza diviene una questione fondamentale. Tutti gli “attori”, dagli operatori di noleggio, produttori, associazioni, alle autorità di regolamentazione e imprese, collaborano per raggiungere le best practices circa l’utilizzo della piattaforma aerea. Questo obiettivo viene raggiunto, soprattutto,  attraverso due aspetti: la formazione degli operatori e la definizione di regole e norme precise.

E’ facile immaginare che utilizzare un’attrezzatura  come, ad esempio, un cestello elevatore, esponga l’operatore e le persone presenti nell’area di lavoro a diversi rischi. L’operatore, infatti, deve svolgere interventi di riparazione o installazioni ad altezze anche molto elevate.

E’ dunque di fondamentale importanza conoscere correttamente la normativa in materia, per conoscere i rischi e come evitarli. Inoltre, un aspetto che non va trascurato, è che il noleggio delle piattaforme aeree è una pratica diffusa in situazioni di lavoro occasionale e temporaneo. Diviene dunque di prioritaria importanza definire norme molto chiare e precise per tutelare anche operatori poco esperti  o saltuari. 

Fattori meccanici, come rotture, avarie, guasti, malfunzionamenti,  scelta affrettata dell’attrezzatura e altri guasti di tipo meccanico, possono davvero essere fattori ad alto rischio. A questi aspetti si aggiungono quelli ambientali, quali: terreno accidentato, condizioni meteorologiche avverse, presenza di ostacoli, interferenze con linee elettriche e altri aspetti legati all’ambiente.

Ancora, si aggiungono fattori “umani” quali: distrazioni, comportamento avventato, ebbrezza, disinformazione, formazione inadeguata. Infine, possono influire negativamente, gli aspetti organizzativi: cattiva pianificazione del lavoro, assenza di procedure di emergenza, di controlli e di verifiche.

PopUp_SMARTPASS

Insomma il quadro è abbastanza complesso e delicato tanto da richiedere la massima attenzione e un aiuto agli specifici dispositivi di sicurezza.

SMARTPASS Evo 4.0 di Tamarri S.r.l.  è la soluzione migliore per ottimizzare la sicurezza durante l’attivazione delle piattaforme aeree, di qualunque tipologia siano. Attraverso questo dispositivo, altamente innovativo, è ora possibile controllare accessi, movimenti, rilevando ostacoli anche a distanza, e molto di più!

SMARTPASS Evo 4.0  il nuovo paradigma di sicurezza by Tamarri! 😉

Industria 4.0: un processo prezioso

industria 4.0

Industria 4.0: un processo destinato a rendere la produzione industriale automatizzata e interconnessa. Qualche informazione in più sull’avvento delle macchine intelligenti.

macchine intelligenti

Industria 4.0: qualche cenno storico

Con il termine Industria 4.0 si intende un processo destinato a rendere la produzione industriale automatizzata e interconnessa, ovvero realizzata tramite macchine intelligenti, interconnesse e che dialogano con internet.

Viene considerata la “4° Rivoluzione Industriale”. L’idea centrale è quella della digitalizzazione e informatizzazione della catena di produzione che porta al prodotto finale, considerato “intelligente” grazie alla sua connessione alla rete internet.

La Fabbrica 4.0, pertanto, non rappresenta solo l’introduzione di nuove tecnologie in azienda, bensì una vera e propria riconfigurazione/reingegnerizzazione del processo produttivo.

Il concetto di Industria 4.0 nasce per la prima volta nel 2011 in Germania da un gruppo di lavoro facente capo ad una grande impresa e ad un’Accademia scientifica.

Nel 2014 la Commissione UE emana una Comunicazione dal titolo “Un rinascimento industriale per la crescita e il lavoro”, in cui emerge l’intenzione di porre l’industria al vertice dell’agenda europea per fermare il declino industriale e re-industrializzare l’Europa.

Ad aprile 2016, data l’esigenza di un coordinamento centralizzato tra diversi Paesi (Olanda, Slovacchia, Francia e Italia) che si stavano muovendo su tale tema in modo disomogeneo, la Commissione Europea presenta il piano per Industry 4.0.

Perché il «Piano Nazionale Industria 4.0»?

L’Italia è uno dei Paesi che ha colto l’iniziativa tedesca e la Comunicazione della CE. A novembre 2015, infatti, il MISE presenta il documento “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, contenente una strategia d’azione per promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale.  Dal rilancio degli investimenti industriali, con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione, alla garanzia della sicurezza delle reti (cyber-security) e della tutela della privacy.

normativa industria 4.0

A settembre 2016 viene presentato il Piano Nazionale Industria 4.0, recepito in seguito dalla Legge di stabilità per il 2017, con l’obiettivo di innovare gli investimenti degli imprenditori. L’industria 4.0 è da alcuni anni al centro della trasformazione economica in Italia e nel mondo. Le fabbriche sono sempre più digitali e interconnesse: la quarta rivoluzione industriale è cominciata anche in Italia, secondo Paese manifatturiero d’Europa.

In un contesto sempre più moderno ed interconnesso, è fondamentale dare una risposta concreta di digitalizzazione in tutti i comparti industriali, in particolare in quello della logistica, della movimentazione dei materiali e del controllo dei mezzi operativi all’interno di queste importanti filiere.

La normativa

Grazie al piano governativo ad hoc e a successive evoluzioni e revisioni siamo giunti al recente “Piano Impresa 4.0 Plus” che prevede, tra i tanti vantaggi tecnici e fiscali, il cosiddetto Credito di imposta (l’ex Iper e Super Ammortamento), leva fondamentale, ma non unica, per introdurre un nuovo paradigma di modernizzazione in ambito industriale.

Il progetto è nato proprio nell’ambito di questa “rivoluzione 4.0”, per la progettazione, realizzazione e commercializzazione della piattaforma SMARTPASS Evo 4.0.

Si tratta di una piattaforma completa per il monitoring/management dei mezzi di movimentazione (in particolare carrelli elevatori, transpallet, macchine movimento terra, agricole e non solo) composta da due principali elementi.

  • Un dispositivo hardware da installare su ogni mezzo che si vuole gestire (SMARTreadr Evo 4.0)
  • Una piattaforma software in cloud per la gestione completa dei dati, dei log, degli alert inviati e ricevuti dal dispositivo (SmartPass cloud service).

Il sistema SMARTPASS Evo 4.0 è certificato da ente esterno “ECO Certificazioni S.p.A.” e rientra nei “dispositivi, strumentazione e componentistica intelligente per l’integrazione, la sensorizzazione e/o l’interconnessione e il controllo automatico dei processi utilizzati anche dell’ammodernamento o nel revamping dei sistemi di produzione esistenti”.

Il dispositivo SMARTPASS Evo 4.0 è dotato di caratteristiche che lo rendono idoneo alla 4.0. Per poter beneficiare direttamente delle agevolazioni o rendere possibile il beneficio al proprio cliente utilizzatore, è necessario certificare il mezzo con il dispositivo montato. La certificazione deve essere intestata a chi fruisce dell’agevolazione fiscale.

Industria4.0 per il noleggio

I noleggiatori possono beneficiare delle agevolazioni di ammortamento e Credito di Imposta?

  • Circolare AdE 03/2017 e la 04/2017 si chiarisce che sono esclusi dal beneficio i beni utilizzati in base ad un contratto di locazione operativa o di noleggio. Per tali beni la maggiorazione, al ricorrere dei requisiti previsti potrà spettare al soggetto locatore o noleggiante. Si precisa che il beneficio spetta solo nell’ipotesi in cui l’attività di noleggio o la locazione operativa costituiscano l’oggetto principale dell’attività.
  • Chiarimento AdE 01/2020 la fruizione del vantaggio contabile / fiscale spetta se tali attività di locazione sono attività abitualmente svolte dall’impresa, ovvero attività che pur non essendo principali e prevalenti (dal punto di vista delle risorse impegnate e dei valori contabili), sono comunque non saltuarie bensì tipiche, abituali, appunto, e sostanziali come nel caso della scrivente.

Cosa si Intende per «Interconnessione»?
Affinché un bene, coerentemente con quanto stabilito dall’articolo 1, comma 11, della legge di bilancio 2017, possa essere definito “interconnesso”, è necessario e sufficiente che:

  • Scambi informazioni con sistemi interni(es.: sistema gestionale, sistemi di pianificazione, sistemi di progettazione e sviluppo del prodotto, monitoraggio, anche in remoto, e controllo, altre macchine dello stabilimento, ecc.) e/o esterni (es.: clienti, fornitori, partner nella progettazione e sviluppo collaborativo, altri siti di produzione, supply chain, ecc.) per mezzo di un collegamento basato su specifiche documentate, disponibili pubblicamente e internazionalmente riconosciute(esempi: TCP-IP, HTTP, MQTT, ecc.)
  • Sia identificato univocamente, al fine di riconoscere l’origine delle informazioni, mediante l’utilizzo di standard di indirizzamento internazionalmente riconosciuti (es.: indirizzo IP)

Macchine Mobili –chiarimenti MiSE Circ 23.05.2018

  • “Macchine, anche motrici e operatrici, strumenti e dispositivi per il carico e lo scarico, la movimentazione…” (allegato A, primo gruppo-punto 11)
  • Per le macchine mobili si introduce il requisito di guida automatica o semiautomatica

controllo del mezzo

  • La guida automatica o semiautomatica non costituisce un autonomo e ulteriore requisito rispetto a quelli richiesti dalla disciplina agevolativa, bensì una caratteristica tecnologica o, in altri termini, una modalità attraverso la quale, per le “macchine mobili” in questione, si considerano realizzati i requisiti della interconnessione e dell’integrazione automatizzata.
  • Con riferimento alla fattispecie della guida semiautomatica si precisa che, agli effetti della disciplina dell’iperammortamento, possono intendersi “macchine mobili” a guida semiautomatica quelle dotate di sistemi di guida in grado di controllare almeno una funzione di spostamento: ad esempio, sterzata, velocità, arresto.
  • La guida automatica e semiautomatica è richiesta, dunque, a titolo esemplificativo: per i trattori agricoli, per le pale gommate o i dumpers utilizzati nei cantieri edili e nelle attività di costruzioni in genere, per i carrelli utilizzati in ambito portuale per la movimentazione dei containers.

Tamarri S.r.l. per un’ industria sempre più interconnessa ed innovativa! 😉

Manutenzione predittiva

manutenzione predittiva

Manutenzione predittiva: Machine Learning e Artificial Intelligence per una politica manutentiva vincente all’interno della tua azienda.

Manutenzione predittiva e approcci data-driven

Nell’ultimo decennio si è parlato molto di applicazioni di Machine Learning e di Artificial Intelligence nell’ambito delle politiche aziendali di manutenzione, tanto da arrivare a considerarle come la panacea di tutti i problemi.

Come sempre, con il tempo, si è poi compreso che non esiste una politica migliore di altre. Per quanto riguarda la manutenzione, infatti, ogni azienda deve cercare di trovare la strategia migliore che, spesso, non consiste in una politica univoca, ma in un mix di diverse, ma corrette strategie.

Manutenzione predittiva: l’evoluzione delle strategie manutentive nel tempo

Negli anni passati l’interesse per la manutenzione non è mai stato centrale nell’agenda dei CEO. Dopo la pandemia, tuttavia, sono sempre più numerosi i manager aziendali che rivolgono il loro interesse a questo aspetto, ormai divenuto centrale.

manutenzione predittiva

Il motivo è comprensibile: in tempo di Covid i punti critici delle aziende sono emersi in modo più evidente: fragilità e rigidità aziendale. Da qui la necessità di una trasformazione in aziende flessibili e robuste in grado di sopportare crisi ed emergenze improvvise. Non solo: aziende robuste sono soprattutto quelle che, oltre a reggere l’emergenza, riescono anche a trarne vantaggio.

Chiarito ciò, si risulta chiaro che la manutenzione non è più solo fondamentale per sostenere la continuità operativa, ma anche come soluzione per garantire l’efficienza produttiva. Adattarsi in modo proficuo ed efficiente a contesti in rapida mutazione, diventa ora più che mai fondamentale.

Manutenzione predittiva: le politiche di manutenzione

Politica di manutenzione ed evoluzione storica dell’ingegneria di manutenzione procedono di pari passo. Entrambe, poi, seguono il livello di conoscenza dell’impianto.

Dalla manutenzione correttiva, poco efficace ai fini dell’efficienza di un impianto, si è passati alla manutenzione preventiva su base statistica. Cioè, sulla base dei dati storici raccolti e dei modelli di costo, viene stabilito il momento in cui sostituire il componente o l’impianto, per evitare il guasto. Naturalmente, una strategia di questo tipo non si addice ai guasti accidentali, ma solo a quelli dovuti ad usura.

Per poter pianificare in modo economico ed efficiente l’intervento manutentivo, è fondamentale la capacità di raccogliere dati sullo stato di salute dell’impianto in seguito alle diverse ispezioni e alla capacità di prevedere la vita residua. Solo così sarà possibile una politica manutentiva efficace.

Molto spesso queste strategie sono considerate come politiche di riduzione dei costi di manutenzione in quanto si ripropongono come obiettivo principale quello di evitare il guasto e, se non è possibile, di ridurre al minimo l’impatto sulle performance dell’impianto.

Negli ultimi anni, poi, molte aziende hanno compreso l’importanza di investire nell’acquisizione di segnali deboli dagli impianti, come la corrente assorbita, le temperature dei componenti, la variazione nel consumo energetico e le vibrazioni. Tutto ciò, naturalmente grazie all’avvento di tecnologie come i sensori low cost e cloud computing. E’ così che si è approdati alle nuove politiche di manutenzione predittiva.

Manutenzione predittiva: la raccolta di dati e il giusto equilibrio tra le politiche predittive

Già da molti anni si parla e si pratica la manutenzione predittiva. Ma è  proprio in seguito ad una capacità di raccolta dati sempre più elevata che si è arrivati a sfruttare in pieno la manutenzione predittiva.

Ma qual è il modo migliore per generare profitto? Il primo step è quello di procedere con un’analisi costi-benefici. Senza dubbio la manutenzione correttiva implica investimenti molto bassi, ma può indurre a costi molto elevati per il fermo o per la riparazione. Inoltre, possono esserci conseguenze spiacevoli in termini  di costi anche per la mancata previsione del momento in cui in cui si verificherà il guasto.

La manutenzione preventiva, invece, potrebbe portare all’inconveniente di una rischiosa presunzione di sicurezza. Inoltre tale politica non corrisponde unicamente con l’intelligenza artificiale applicata alla manutenzione. Infatti esistono tecniche predittive di campo e tecniche data-driven.

controllo del mezzo

Entrambe sono ottime strategie per individuare prontamente un malfunzionamento. Tuttavia le tecniche predittive di campo si sono rivelate più efficaci per individuare difetti di natura meccanica. Si aggiunge a ciò che le tecniche di campo, rispetto a quelle predittive sono meno vincolate allo storico dati.

Dunque, lo scenario post-Covid porta, al vertice delle priorità, la manutenzione.

Che si tratti di manutenzione correttiva, manutenzione predittiva di campo o di tecniche data-driven, nelle agende dei direttori, la manutenzione si trova al primo posto, ormai fondamentale e imprescindibile.

Vantaggi e svantaggi di ognuna di queste strategie ormai sono chiari. Così come è sempre più evidente che non si tratta ormai di scegliere una o l’altra, ma un mix di ognuna. Quindi, scegliere il giusto equilibrio tra le diverse politiche è la strategia manutentiva vincente.

La Tamarri è sempre impegnata ad individuare la politica di manutenzione più adatta e all’avanguardia per i tuoi carrelli elevatori.😉